Medicina Rigenerativa

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La Medicina Rigenerativa è una risorsa che ha aperto strade terapeutiche nuove in ogni ambito, ma in Ortopedia particolarmente.

Innanzitutto, è bene sfatare un tabù: la Medicina Rigenerativa non è una possibilità per pochi eletti, volta ad evitare la chirurgia.

Oggi, infatti, è chiaro come la Medicina Rigenerativa ha l’obiettivo di amplificare le capacità di guarigione dell’organismo. 

Pertanto, può essere un valido aiuto in caso di un progetto terapeutico conservativo (in associazione, o meno, a terapie fisiche onde d’urto, TecarTerapia, ma anche associata ad ozono-terapia e acido ialuronico), ma anche in caso di un progetto chirurgico, stimolando guarigione di ossa e tessuti molli (muscoli, tendini, legamenti e, addirittura, cute).

Ovviamente, oggi la Medicina Rigenerativa ha un costo diretto per il paziente, perché spesso Sistema Sanitario Nazionale e anche piani assicurativi non includono questo scenario terapeutico.

Tuttavia, la diffusione di queste tecnologie ha, nel tempo sensibilmente abbassato il costo di queste procedure, che devono essere interpretate come una soluzione razionale in casi selezionati e non un tentativo aspecifico e irrazionale.

PRP e Terapie Cellulari

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Innanzitutto, è bene distinguere queste due diverse risorse.

Ritengo che con il paziente sia importante compiere un’analisi precise dei possibili vantaggi di ognuno di queste risorse, per decidere insieme quella più appropriata: una non vale l’altra. Ecco perché Medicina Rigenerativa non è sinonimo di “una semplice infiltrazione di PRP”, proprio “dove fa male”, ma è frutto di una visita e di riflessioni condivise con il paziente.

Questo è il metodo scientifico che porta ad un risultato.

PRP (gel piastrinico, pappa piastrinica)

Il PRP (gel piastrinico, pappa piastrinica) si ottiene da un semplice prelievo di sangue venoso. Il sangue viene centrifugato ed, in base ai filtri che si possono usare, viene isolata una porzione di sangue che contiene “fattori di crescita” con piastrine, che ricordiamo non sono cellule, ma frammenti di cellule.

Il PRP, accreditato in passato di una forte azione rigenerativa, ha, in realtà, soprattutto un’azione anti-infiammatoria. Ovviamente, questa è un’affermazione molto generica, perché esistono diverse tipologie di PRP con caratteristiche biologiche diverse. A seconda dei filtri, è, infatti, possibile ottenere PRP con o senza leucociti, ognuno con indicazioni diverse.

Ad esempio, è chiaro che un utilizzo intra-articolare di PRP (in un ginocchio, per esempio) debba prediligere un PRP senza leucociti, per ridurre la reazione pro-infiammatoria, che ne deriverebbe. L’obiettivo in questo caso è di incrementare tempestivamente il potenziale anti-infiammatorio.

Una scelta analoga è prevedibile in uno sportivo di élite, che si sottoponga a un trattamento con PRP, per esempio, per una patologia tendinea, nelle vicinanze di un evento sportivo. Infatti, in una simile situazione, l’azione pro-infiammatoria mediata dai leucociti, indurrebbe una reazione infiammatoria iniziale, tale da compromettere un rapido recupero.

Altre volte, esistono situazione in cui l’azione pro-infiammatoria mediata dai leucociti, potrebbe rappresentare la chiave per un successivo processo di rigenerazione. Pertanto, nel caso di tendinopatia croniche, in cui il recupero veloce non sia il principale obiettivo, i leucociti potrebbero essere degli ”ospiti” ben accetti del PRP prescelto.

Ecco perché quando si parla di PRP è fondamentale non accontentarsi di una descrizione superficiale.

I PRP non sono tutti uguali ed uno non vale l’altro.

Oggi, biologici e ortopedici lavorano insieme per offrire al paziente soluzioni diverse e su misura per il reale problema.

Queste informazioni devono essere discusse e condivise con il paziente, perché la guarigione passa sempre attraverso l’informazione.

Terapia Cellulare

La terapie cellulare, invece, prevede, l’utilizzo di cellule (non frammenti cellulari, come nel caos del PRP), che hanno una funzione rigenerativa.

Sono cellule presenti diffusamente nel nostro corpo che conservano la possibilità di differenziarsi in altri tessuti. Sono, in poche parole, la memoria della nostra evoluzione e della nostra crescita. Sono il seme della guarigione.

Queste cellule hanno una duplice funzione: in primis, sono i principali attori della ricostruzione, ma, poi, agiscono anche con un’azione paracrina. In poche parole, secernono dei fattori che inducono le cellule locali (del tessuto ospite dove vengono iniettate) a differenziarsi e a diventare loro stesse parte attiva del processo di guarigione. Questo indubbiamente amplifica il potere rigenerativo della terapia cellulare.

È possibile isolare queste cellule dall’aspirato midollare, dal tessuto adiposo e, oggi, anche dal sangue.

Aspirato midollare (Iliac aspirate)

L’aspirato midollare si ricava ovviamente dal midollo delle ossa, meglio se piatte. Pertanto, l’osso che rispecchia in pineo queste caratteristiche è l’ala iliaca. Esistono strumenti e chirurghi che preferiscono prelevare aspirato da calcagno e da tibia, ma è stato dimostrato da diversi studi, che la quantità di cellule con potere rigenerative è significativamente più alta nell’ala iliaca.

Questo è un fatto.

L’evoluzione tecnica ha reso questo prelievo sempre meno invasivo. Oggi è possibile farlo senza incisioni e nel modo più indolore possibile.

Tuttavia, è pur sempre consigliabile programmarlo in sala operatoria e questo, ovviamente, è un limite in termini di costi e accessibilità.

Un ulteriore limite è l’età del paziente.

Infatti, queste cellule hanno un potere rigenerativo che sembra spegnersi con l’età. Pertanto, è una procedura che perde gran parte del suo significato sopra i 60 anni.

Tessuto adiposo o grasso (frazione stromale del tessuto adiposo)

Recentemente si è guardato al grasso con un’ottica nuova.

Non più un semplice deposito di “opulenza ”, ma come ad una fonte di cellule con potere rigenerativo.
Infatti, intercalate tra le cellule del tessuto adiposo esiste una quantità rilevante di cellule multipotenti, tra l’altro, rispetto all’aspirato midollare, non colpite dall’invecchiamento.

In poche parole, è razionale prevedere l’utilizzo di queste cellule prelevate dal tessuto adiposo anche in un paziente oltre i 60 anni.

Il nostro gruppo è stato il primo nel mondo a pensare di utilizzare queste cellule per patologie muscolo-scheletriche, pubblicando i propri risultati su riviste scientifiche come ESKKA Journal ( la rivista europea dell’Ortopedia Sportiva) e sul British Bulletin.

Ho l’onore di aver partecipato dall’inizio a questi studi e sono convinta della validità di questa scelta per la cura di patologie ortopediche ed, in particolare, muscolo tendinee e articolari.

Ovviamente, anche il grasso ha il limite di richiedere un accesso ad una sala operatoria per il suo prelievo, mediante la programmazione di una liposuzione.

Può, tuttavia, essere eseguita in regione ombelicale senza lasciare il ricordo di cicatrici esteticamente fastidiose.

Monociti prelevati dal sangue (prelievo di sangue venoso)

Recentemente è stata proposta una nuova tecnologia che permette di arrivare ad isolare ed utilizzare cellule multipotenti, prelevandole dal sangue con un banale prelievo venoso.

È una tecnologia diversa da quella del PRP, che permette di isolare e concentrare i “monociti”, cellule responsabili della neo-angiogenesi (processi di rigenerazione dei vasi) e della rigenerazione.

Questa tecnologia rende possibile l’utilizzo di queste cellule multipotenti in ambiente completamente ambulatoriale, risolvendosi, di fatto, con un semplice prelievo di sangue venoso.

Ginocchio e Medicina Rigenerativa

Innanzitutto, è bene distinguere le diverse patologie del ginocchio che possono portare alla necessità di ricorrere alla medicina rigenerativa. Sono patologie diverse con necessità diverse. Distinguiamole in patologie tendinee del ginocchio e patologie articolari.

Patologie tendinee del ginocchio e medicina rigenerativa (PRP e terapia cellulare dal sangue o dal grasso)

– Le tendinopatie della zampa d’oca

Nello sportivo, è frequente imbattersi in dolori interni al ginocchio, che possono insorgere spontaneamente o in seguito ad un sovraccarico o, ancora più semplicemente, per un cambio del gesto tecnico.

Tutti questi problemi possono tradursi in una tendinopatia di un gruppo di tendini che vengono identificati come “tendini della zampa d’oca”.

Ovviamente, lo sportivo viene più comunemente colpito da questa patologia, ma è un patologia che può colpire anche la persona normale, che riferisce un dolore nella regione interna del ginocchio.

Il dolore può irradiarsi fino al centro del ginocchio, anteriormente al tendine rotuleo, dove termina l’area di inserzione dei tendini della zampa d’oca.

In questo caso, la fisioterapia è indubbiamente la prima risorsa, associata a terapie fisiche quali TecarTerapia, che incrementino il microcircolo localmente.

Ovviamente nei casi cronici o nei casi dove le circostanze impongano una necessità di velocità di risposta del paziente alle cure, può essere considerato il ricorso alla Medicina Rigenerativa.

È ovviamente una indicazione corretta.

In questi casi, ritengo che sia fondamentale una valutazione dei tempi di guarigione che si hanno a disposizione.

Riordiamo: un PRP non vale l’altro, la terapia cellulare non è equivalente al PRP. Pertanto, come orientarci?

Nel momento in cui si abbia la necessità di una risposta molto veloce, per un’incombenza immediata ritengo che il PRP libero da leucociti possa mediare l’azione più appropriata possibile: un’intensa attività anti-infiammatoria, e, pertanto, analgesica.

In casi simili, quindi, propongo un ciclo (generalmente 3 sedute) di PRP senza leucociti. Rappresentano un trattamento molto immediato, più economico e che si risolve senza provocare nel paziente indesiderate reazioni infiammatorie.

Nel caso, invece, in cui, associato al dolore ed all’infiammazione siano riscontrabili delle aree di sofferenza muscolo-tendinee (mediante ecografia o risonanza magnetica) penso che sia corretto discutere con il paziente di tempi di recupero leggermente più lunghi (qualche settimana) e ricorrere ad una risorsa che attivi dei meccanismi pro-infiammatori e pertanto, induca un’iniziale azione infiammatoria.

Si pagano tempi di recupero leggermente più lunghi, ma si ottiene un’azione davvero rigenerativa oltre che anti-infiammatoria. In questo caso, la scelta propenderebbe per un PRP con leucociti o una prima terapia cellulare con monociti prelevati dal sangue.

Solo nei casi in cui anche questa risorsa non offra i risultati sperati ritengo sia consigliabile alzare il livello e ricorrere a soluzioni che richiedano il prelievo del tessuto adiposo (cellule multipotenti prelevate dal tessuto adiposo, con metodologie tipo Lipogems o Lipocell).

Ovviamente la fisioterapia corretta ha un’azione sinergica con la Medicina Rigenerativa.

Penso sia fondamentale impostare programmi dedicati e non il paziente abbandonato al suo decorso dopo un iter terapeutico di medicina rigenerativa.

– La tendinopatia del tendine rotuleo

È una patologia che colpisce due categorie diverse di pazienti. I pazienti più giovani, che in passato hanno avuto una storia di Osgood-Schlatter nell’infanzia, e gli atleti (patologia da over-use) possono sviluppare una sintomatologia dolorosa lungo il decorso del tendine rotuleo, che è essenzialmente un’infiammazione da over-use.

Il rischio di rottura del tendine rotuleo, invece, è basso nella popolazione giovane ed è leggermente più alto per una categoria di pazienti diversi, atleticamente attivi, ma generalmente oltre i 60 anni.

A questi si aggiunge un gruppo di pazienti giovani che hanno sottoposto ad un intenso over-use il tendine rotuleo, incrementando in modo probabilmente eccessivo la massa muscolare della muscolatura estensoria, sottoponendo il tendine anche ad infiltrazioni di cortisone, nella speranza di risolvere la sintomatologia.

Il cortisone, infiltrato nei tendini, infatti, può dare un’iniziale sensazione di benessere al paziente, ma incrementa il reale rischio di rottura, anche in un paziente più giovane, altrimenti esenti da questo rischio.

Ebbene, nel primo gruppo di pazienti, quelli non a rischio di rottura, penso che la soluzione più efficace sia quella di ricorrere, ancora una volta, ad una fisioterapia dedicata, che utilizzi tecniche fisioterapiche specifiche (eccentrica, manipolazioni) e terapie fisiche per stimolare il microcircolo, come Tecarterapia e laserterapia.

Nel momento in cui non si rivelino soluzioni efficaci o nel caso in cui si abbia la necessità di ottenere da subito il trattamento più potente ed efficace possibile, ritengo che la prima soluzione a cui ricorrere sia un ciclo di PRP (3 sedute, una a settimana): suggerirei PRP libero da leucociti!

Infatti, normalmente la degenerazione non è presente o è minima: è l’infiammazione l’evento nocivo principale.

Un PRP non vale l’altro ed, in questo caso, la scelta ricade su PRP libero da leucociti, che garantisca un’intensa azione anti-infiammatoria.

Ovviamente, nel caso in cui si abbia di fronte la seconda tipologia di paziente, il paziente più anziano o quello già sottoposto a terapie infiltrative con Cortisone, ritengo sia da privilegiare l’aspetto rigenerativo pro-infiammatorio per indurre uno stimolo che sia il più rigenerativo possibile. In questi casi ricorrerei alla medicina rigenerativa mediata da terapia cellulare (monociti prelevati dal sangue o frazione stromale del tessuto adiposo con tecnologie tipo Lipogems o Lipocell).

Patologia articolare del ginocchio

– Le lesioni cartilaginee

Nel caso di lesioni cartilaginee del ginocchio, penso che ricorrere isolatamente alla medicina rigenerativa non sia la soluzione vincente, soprattutto per un paziente giovane.

Infatti, un danno cartilagineo rappresenta un problema che può indurre un’evoluzione artrosica del ginocchio.

Quando il danno cartilagineo è sintomatico, ossia “quando fa male,” penso sia importante ricorrere ad ogni soluzione terapeutica possibile.

Ovviamente è importante passare prima attraverso un processo diagnostico e non limitarsi alla definizione di “danno cartilagineo”.

È fondamentale chiedersi se si è in presenza di un danno cartilagineo isolato o se viene coinvolto il tessuto osso adiacente, “osso sub-condrale”). È altrettanto importante chiedersi se è presente edema dell’osso (edema della spongiosa) oppure no.

Sono tutti aspetti che condizionano le scelte del chirurgo, che deve progettare un piano di rigenerazione.

Infatti, nel caso in cui il problema si più presente a livello del tessuto osseo, quello immediatamente adiacente alla piano cartilagineo, gli sforzi terapeutici devono essere dedicati a cercare di sostenere la trabecolatura della spongiosa, per evitare che il danno osseo evolva in danno cartilagineo.

Al contrario, un danno cartilagineo rappresenta un’indicazione chirurgica a procedure di rigenerazione cartilaginea, come, per esempio AMIC.

Il gruppo in cui lavoro ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della tecnica chirurgia AMIC. Oggi grazie alle nostre numerose pubblicazioni sul tema, abbiamo mostrato e dimostrato come sia possibile pensare di ottenere un rigenerato molto vicino alla cartilagine originaria mediante tecniche completamente artroscopiche.

È una soluzione che, alla luce della mia esperienza chirurgica e scientifica, credo sia vincente per diverse articolazioni, indubbiamente, lo è per caviglia e ginocchio.

In questi casi, la Medicina Rigenerativa ed il ricorso a cellule con funzioni multipotenti penso che debbano avere un ruolo sinergico ad AMIC o altre tecniche descritte per la rigenerazione cartilaginea.

Indubbiamente, le cellule multipotenti giocano un ruolo, ma se utilizzate isolatamente, come per altre patologie, perdono il loro grande potenziale e rischiano di diventare una sfida persa nella lotta di prevenzione contro l’artrosi di ginocchio e caviglia.

In conclusione, ritengo che la Medicina Rigenerativa ed, in particolare il ricorso alle terapie cellulari, che prevedano prelievo dall’aspirato midollare, dal tessuto adiposo (Lipogems o Lipocell) o dal sangue rappresentino una soluzione da usare in sinergia alle tecniche chirurgiche per rigenerare la cartilagine e per sostenere l’edema della spongiosa (sub-chondroplasty).

– Ginocchio artrosico e pre-artrosico

La Medicina Rigenerativa è una soluzione che può ritardare l’evoluzione artrosica, controllando i sintomi dell’artrosi e, pertanto, allontanando la necessità del paziente di essere sottoposto ad una protesi.

Pertanto, ritengo che sia una soluzione nella mano del chirurgo ortopedico dedicato al ginocchio per curare e soddisfare quei pazienti in cui una protesi non è ancora indicata, ma che sono sofferenti e non dovrebbero essere lasciati a loro stessi.

L’artrosi è ovviamente un danno degenerativo progressivo e la prima azione da richiedere ad una terapia di Medicina Rigenerativa e di rallentare il danno indotto dall’infiammazione cronica.

Ecco perché ritengo che la prima soluzione a cui ricorrere, in ambito di Medicina Rigenerativa, sia il PRP senza Leucociti.

I leucociti, infatti, indurrebbero una reazione infiammatoria articolare, che rischierebbe di peggiorare il quadro artrosico e la sintomatologia del paziente.

Ricordiamocelo: un PRP non vale l’altro e il ruolo dello specialista è di scegliere quello più appropriato! In questo caso, vogliamo che un ciclo di PRP (3 infiltrazioni, pianificate con cadenza settimanale) combatta il dolore e l’infiammazione intra-articolare.

Insomma, vogliamo un PRP senza leucociti!

Il suo potenziale anti-infiammatorio è forte, indipendentemente dall’età del paziente.

Ovviamente, è una soluzione anti-infiammatoria naturale, promossa dall’organismo stesso, libera, quindi, dagli effetti collaterali dei cortisonici.

Il ciclo di PRP senza leucociti può essere ripetuto nel tempo. Nel momento in cui, però, perdesse di efficacia, la risorsa successiva a cui pensare, in assenza di un grave danno articolare, è la Terapia Cellulare.

Ragionando sulle varie caratteristiche delle diverse terapie cellulari, ritengo che quella che maggiormente “calzi a pennello” per un ginocchio artrosico o, pre-artrosico (meglio ancora) sia proprio la Terapia Cellulare mediata dalle cellule prelevate dal tessuto adiposo o grasso (Lipogems o Lipocells).

Infatti, l’azione di queste cellule non è gravata dal processo di invecchiamento.

Oltretutto, queste cellule vengono prelevate dal tessuto adiposo insieme alla loro matrice (ossia, l’ambiente che le circonda). Essa permette un’azione di lubrificazione intra-articolare da unirsi all’azione anti-infiammatoria rigenerativa delle cellule multipotenti.

Ritengo, quindi, la terapia cellulare ottenuta dal prelievo del tessuto adiposo (Lipogems o Lipocell) la seconda fonte di Medicina Rigenerativa a cui ricorrere nel caso di gonartrosi o, meglio, di ginocchio pre-artrosico.

La definisco “seconda”, perché, in generale, ricorrerei ad essa, dopo il PRP e prima di pensare ad un’ipotesi chirurgia protesica.

È ovviamente un trattamento che richiede il prelievo del tessuto adiposo, generalmente dall’addome (un semplice liposuzione, da eseguirsi con un piccolissimo “buchino” in regine peri-ombelicale), e, pertanto, viene eseguita in sala operatoria con un regime ambulatoriale.

Caviglia, piede e medicina rigenerativa

Il complesso piede e caviglia ha delle caratteristiche peculiari che la Medicina Rigenerativa deve considerare. Medicina Rigenerativa nel Piede e nella Caviglia non significa “infiltrare con un PRP qualsiasi, purchè economico, dove fa male”.

È necessaria prima una comprensione della patologia ed una pianificazione del trattamento.

Proprio come un architetto o un Ingegnere davanti al progetto di un edificio, lo specialista davanti ad un progetto terapeutico di Medicina Rigenerativa, che riguardi il Piede e la Caviglia, deve considerare ogni aspetto, dalle fondamenta.

Infatti, Piede e Caviglia rappresentano un distretto anatomico, dove biomeccanica e biologia si incontrano.

Questo è il principio di ogni terapia di successo per un Piede ed una Caviglia malati.

La patologia tendinea di caviglia e piede

Tendinopatia peronieri

– I tendini peronieri possono lesionarsi in seguito ad un trauma distorsivo o in seguito a ripetuti traumi distorsivi. Infatti, sia l’instabilità di caviglia (che provoca ripetuti traumi distorsivi), sia l’instabilità stesse dei tendini peronieri (legata ad una loro lussazione) può indurre una lesione tendinea sintomatica.

Oltre a questo, non bisogna scordare la biomeccanica: un piede cavo sollecita sempre in modo abnorme i tendini peronieri.

Prima di parlare di Biologia e Medicina Rigenerativa, ogni altra concausa e comorbidità va affrontata e curata per raggiungere l’obiettivo finale della terapia: la rigenerazione a la guarigione del paziente.

Anche in questo caso è importante studiare l’entità della lesione.

Nel caso in cui sia importante ridurre il dolore e l’infiammazione nel breve termine, il PRP senza leucociti rappresenta una valida soluzione per la spiccata azione anti-infiammatoria.

Nel caso, invece, di una lesione estesa è fondamentale ricercare un’azione rigenerativa. E’ consigliabile, quindi, ricorrere ad un PRP con leucociti per stimolare una azione pro-infiammatoria e rigenerativa o, ancora meglio, ricorrere ad una terapia cellulare rigenerativa, con prelievo dal sangue o dalla frazione stromale del tessuto adiposo.

Tendinopatia o insufficienza del tendine tibiale posteriore

– Il tendine tibiale posteriore è quello più intrinsecamente legato al piede piatto o sindrome pronatoria.

Una insufficienza del tendine tibiale posteriore può essere causa e/o conseguenza di una sindrome pronatoria patologica.

Per questo, ogni tendinopatia del tibiale posteriore dovrebbe essere analizzata, studiata e considerando l’aspetto biomeccanico, che, talvolta può richiedere una soluzione conservativa (per esempio, con un plantare) o chirurgica.

Considerando, quindi, che questo tendine, nel caso di un piede piatto, è soggetto ad una profonda degenerazione, penso che il ruolo della Medicina Rigenerativa debba essere quello di stimolare la rigenerazione, quando possibile.

Le mie opzioni di scelta sono, generalmente, PRP con leucociti, per sfruttarne l’effetto pro-infiammatorio e rigenerativo o la terapia cellulare a base di cellule prelevate dal sangue venoso (monociti) o dalla frazione stromale del tessuto adiposo o grasso (Lipogems o Lipocell).

Tendinopatia Achillea

Il tendine d’Achille si può ammalare a due diversi livelli: inserzionale (dove il tendine si “inserisce” sul calcagno) e non-inserzionale (normalmente a metà tra calcagno e giunzione miotendinea).

– Tendinopatia achillea non-inserzionale.

La tendinopatia achillea non inserzionale è generalmente una patologia da impingement ( ossia da sfregamento) e normalmente migliora con terapie fisiche, stretching e cura di calze e calzature.

L’attenzione è proprio quella di ridurre le fonti di attrito locale. Quando questi rimedi falliscono, ritengo che la soluzione più efficace sia la chirurgia: oggi con una ridotta invasività si riesce a risolvere il problema del paziente.
In questi casi, non ritengo che la Medicina Rigenerativa rappresenti una soluzione vincente.

– Tendinopatia achillea non-inserzionale.

È la tendinopatia che colpisce il tendine d’Achille a metà strada tra calcagno e muscoli del “polpaccio”.

È una patologia legata ad insufficienza del microcircolo tendineo, che espone il paziente al rischio di lesione o rottura achillea.

Il gruppo per cui lavoro ha dimostrato che questo è il campo d’azione della Medicina Rigenerativa per eccellenza.

In uno studio, di cui sono fiera di essere uno degli autori, abbiamo, per la prima volta nel mondo, confrontato la cura con PRP versus la terapia cellulare associata alla frazione stromale del tessuto adiposo, dimostrandone efficacia e sicurezza.

Oggi questo articolo, pubblicato su ESKKA Journal (la rivista della Società Ortopedica dello Sport in Europa) è un punto di riferimento nella Medicina Rigenerativa ed io sono una piena fautrice di questa opzione terapeutica.

La patologia articolare della caviglia

La caviglia è un’articolazione congruente.

In poche parole tutto combacia e non si rovina, a meno che non si abbia un trauma in grado di danneggiare la cartilagine e di provocare una frattura.

Per questo l’artrosi di caviglia si associa a rigidità e deformità e non ritengo sia il campo di applicazione ideale della Medicina Rigenerativa.

Al contrario, i danni cartilaginei che possono insorgere in seguito a traumi distorsivi o instabilità rappresentano un campo d’azione per la Medicina Rigenerativa.

Penso, però, che debba essere fatto ogni sforzo in ambito rigenerativo per curare queste lesioni, definite come osteo-condrali.

Il gruppo in cui lavoro ha sviluppato tecnica At-Amic (AMIC artroscopico per le lesioni osteocondrali) ed ad oggi abbiamo proposto, studiato e pubblicato i nostri risultati con questa tecnica.

Nella nostra esperienza AT-Amic è la tecnica gold standard per la rigenerazione cartilaginea.

Ovviamente, avere a disposizione la Medicina Rigenerativa ed, in particolare, la terapie cellulare offre un importante valore aggiunto da considerare in sinergia: frazione stromale del tessuto adiposo (Lipogems e Lipocell) e AMIC alleate per la rigenerazione cartilaginea.